Classificare i viventi sembra essere stata, probabilmente, la prima attività che ha impegnato l’uomo, tenuto conto che tra i versetti della Genesi, è celebre l’invito rivolto ad Adamo per dare un nome agli animali appena creati, affinchè potessero distinguersi gli uni dagli altri.
Una volontà classificatoria che, nel corso dei secoli, ha coinvolto migliaia di persone impegnate ad incasellare, in “scatole” facilmente comprensibili, tutti gli esseri viventi, compresi quelli non indispensabili alla sopravvivenza umana.
Fra essi i nudibranchi: gli incredibili invertebrati dalle ridottissime dimensioni che sembrano essere estratti direttamente da una sequenza di fumetti giapponesi.
Coloratissimi e dalle forme più strane, i “pokemon” del mare, fuori dal mondo degli specialisti, hanno cominciato a farsi conoscere solo in tempi relativamente recenti, in particolare da quando la “diving mania” è diventata un’attività diffusa in tutti i mari del mondo, che ha dato la possibilità di esplorare da vicino i fondali marini a milioni di persone.
In tanti, poi, hanno deciso di abbracciare il mondo della fotografia subacquea, fino a farla diventare passione pura trasferendo, attraverso le opportune tecnologie appositamente studiate per l’ambiente marino, la macrofotografia ed il close up su nuovi soggetti, praticamente sconosciuti, che solo così hanno cominciato ad apparire sulla carta patinata di riviste e libri ed oggi sui social.
Da qui l’attrazione esercitata dai nudibranchi, con sfoggio delle loro sgargianti livree che li hanno ormai resi popolari e ricercati nel mondo della fotosub, al punto da non temere il confronto con altri soggetti apparentemente più blasonati.
Molti aspetti del loro comportamento rimangono però un intrigante mistero e, provando ad entrare nel loro mondo, non si può rimanere indifferenti al fascino da essi esercitato, spinti quantomeno dalla curiosità di diventare cultori scrupolosi del microcosmo e dal riuscire ad individuare forme viventi di piccolissima dimensione che, nonostante gli accesi colori, riescono tuttavia a mimetizzarsi incredibilmente: basterebbe solo questo per spingersi oltre senza limitarsi ad una superficiale osservazione.
Per interagire sotta’acqua con questi animali, è necessario isolarsi da tutto ciò che ti sta attorno, cancellare idealmente persino l’acqua che ti avvolge e concentrarsi immaginando di diventare, per qualche istante, esattamente come loro: piccolo piccolo.
Solo così ti è consentito puntare un nudibranco negli occhi, cogliere il suo aspetto migliore ed attendere che la sua posa diventi plastica per carpirne uno scatto che non sia meramente “biologico”.
Ogni suo movimento assume un significato, così come ogni circostanza apparentemente banale è invece profondamente giustificata dall’impeccabilità della Natura che riesce sempre ad appagare chi ama la sete di conoscenza.
Nell’osservare i nudibranchi, non ci si può limitare all’identificazione della specie, ma si cerca, nei limiti del possibile, di carpire quel quid in più che solo un subacqueo attento può percepire dal vivo.
Provvisti di occhi primitivi, essi sono in grado di distinguere solamente i mutamenti di luminosità, mentre i loro recettori olfattivi sono ospitati nei rinofori che, in gergo non tecnico, sono conosciuti come “antenne” o “corna”.
Essi sono inoltre dotati di tentacoli sul capo o sulla bocca, che si ritiene servano a percepire l’ambiente circostante. Ma la caratteristica che ha dato loro il nome sono le branchie: ben esposte (nude) e situate sul dorso, rappresentano la peculiarità corporea di queste creature evolutesi senza la protezione di conchiglie o esoscheletri, che ne proteggono gli apparati interni.
Riguardo ai movimenti ed alla locomozione, i nudibranchi sono dotati di alcuni muscoli preposti che consentono di procedere strisciando, un po’ come fanno le comuni lumache, aiutandosi con la secrezione di muchi particolarmente adesivi.
In alcuni casi si assiste a movimenti fluttuanti, utilizzati da specie pelagiche o che comunque si staccano dal fondo per brevi periodi.
In generale però, il comportamento di questi animali è ancora quasi tutto da comprendere e, come al solito, le osservazioni dei subacquei possono servire a far luce su di un mondo microscopico celato sott’acqua.
Mi soffermo spesso ad osservare i nudibranchi, lo faccio con delicatezza, cercando di rispettare il loro spazio vitale, affinchè essi non si sentano minacciati e possano mostrare il loro caratteristico ciuffetto di branchie che, in caso contrario, ritraggono dimostrando la propria paura.
E tuttavia, contro l’ostinato ma appassionato fotografo, essi purtroppo non possono però far nulla sperando solo di passare inosservati.
Perché, una volta avvistato, il pokemon del mare sarà infatti “vittima” dei lampi (quelli dei flash) e dovrà sottoporsi a una serie di scatti (quelli della fotocamera) che congeleranno per sempre le sue pose armoniose e la sua inimitabile eleganza.