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I Segreti di Ognina


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Parlando di subacquea, il pensiero volge quasi sempre e naturalmente alla profondità, al mistero ed alla bellezza dei fondali e a quella degli esseri viventi che li popolano.

Tutto straordinariamente affascinante, ma pur sempre uno spaccato infinitesimo di ciò che la Natura - attraverso geomorfologia variata per eventi naturali datati nel tempo, luce ed acqua - può comunque regalare.
E’ per questo che, spinti dal desiderio di osservare e conoscere, non sfuggono agli occhi del subacqueo consapevole ed attento contesti, parimenti interessanti ed intriganti, sui quali si concentrano anche mente e corpo.

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Di tutto ciò ne è un esempio il basso fondale del mare di Catania che custodisce, appena sotto la superficie dello specchio acqueo prospiciente il porto di Ognina, alcune grotte modellate dalla lava intrisa,attraverso le secolari trasformazioni,di biodiversitàvariegata.
Lì dove, nel corso degli anni, il magma si è trasformato in roccia ed il fuoco ha incontrato l’acqua, ha preso forma la scogliera nera, quanto mai diversa ed articolata.  Una scogliera ricca di vita, le cui pietre ed i cui scogli sono colorati e incrostati non meno di quanto la stessa roccia sia pervasa da vegetazione e licheni in alta quota - lungo le pendici dell’Etna - da cui tutto ha origine. La roccia lavica, secondo l’età, si presenta sotto varie forme: la più antica e liscia, erosa nel tempo e contraddistinta da sfumature di grigio sul fondo; quella più recente con molti spuntoni, morfologicamente varia e piuttosto spigolosa. Giacciono sul fondo massi tondeggianti, simili a uova di dinosauro, di dimensioni variabili da 50 cm e fino ad un metro di diametro. 
La forma è tale per via del loro percorso di rotolamento dall’alta quota al mare fin sul bassofondo, sul quale trovano definitivo alloggiamento dopo aver subito la spinta ed i movimenti idrodinamici dei marosi.
Battezzati in epoca antica come “cutulisci”, sono questi i massi che caratterizzano il fondale catanese in molti punti.


Sott’acqua poi le spugne, i vermi, i molluschi, i briozoi, i celenterati, gli invertebrati, più di tutti ed insieme alle alghe, ricoprono la roccia nera. 
Uno spettacolo incredibilmente bello e probabilmente unico! 
Fra tutte le anfrattuosità esplorabili, solo ad una di esse è stata riconosciuta, probabilmente dalle comunità dei pescatori locali, un nome identificativo: la Grotta Jonica. 

 

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Al momento “azzardiamo” un nome per un cunicolo molto interessante: Grotta delle Monete.
E’ questo il nome che abbiamo coniato per l’anfratto dalle rocce lisce, che si presentano colonizzate da un bivalve noto come ostrica cipollina (Anomia ephippium).
L’aspetto di questi molluschi è infatti quello di una conchiglia rotondeggiante, che appare come una piccola moneta argentea aderente alla roccia.
Lo spettacolo, in soli due metri d’acqua, è davvero mozzafiato: la particolare conformazione invita ad osservare i giochi di luce che filtrano dalla superficie e le forme di vita decorano la scogliera lavica, che rappresenta il benthos tipico di quest’ambiente litoraneo in cui la roccia sovrasta ogni cosa. 


Muoversi a poca profondità, per riportare in superfice immagini adeguate, richiede condizioni di mare calmo ed acqua limpida. Solo così è possibile godere appieno di tutto quello che il sito può offrire, senza subire l’effetto del fastidioso movimento delle onde. 
In alcuni casi è possibile emergere ed osservare camere interne delle grotte sommerse, che proseguono anche in ambiente emerso. Qui la luce dei faretti può illuminare ciò che di solito è sempre in ombra, permettendo di scoprire sfumature di colore degne di fantasmagorici artisti.

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