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La Cernia, Regina delle scogliere sommerse

2023-01-21 17:31

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La Cernia, Regina delle scogliere sommerse

“ Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di...

 

 

 

 

“ Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. Si scatenò sul fondo una vera e propria lotta titanica fra la cernia che pretendeva di salvare la sua vita e me che pretendevo di togliergliela. La cernia era incastrata in una cavità fra due pareti; cercando di rendermi conto della sua posizione passai la mano destra lungo il suo ventre. Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura. E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967.“

Il pensiero di Enzo Maiorca – il signore italiano degli abissi – riecheggia nella mia mente ogni qualvolta, in immersione, il mirino della mia fotocamera inquadra quel pesce.

Eppure, in adolescenza, iniziando a praticare il mare in apnea, acquistavo mensilmente le riviste che trattavano le tecniche di pesca subacquea, con l’intento di studiare il comportamento dei Serranidi (la famiglia cui appartengono le cernie), ed il fine di poter sferrare il colpo più adatto una volta sott’acqua. Il mio primo approccio con le cernie è infatti legato alla pesca.

Ed anche la cernia -ahimè - ha subito per anni una pesca scriteriata facendole mutare radicalmente le abitudini nel tempo. 

Le immagini di libri degli anni 70 ritraggono, ad esempio, il cacciatore e la sua preda, con la cernia che si lascia ingenuamente puntare l’arpione in mezzo agli occhi a distanza ravvicinata. 

Altri tempi si potrebbe affermare…

E tuttavia, oggi, in alcuni luoghi del Mediterraneo, presso i siti famosi di Lavezzi, in Corsica e delle Isole Medas, in Spagna è ancora possibile avvicinarsi alle cernie anche per toccarle. 

Si potrebbe dire che trattasi di situazioni innaturali sulle quali concordo parzialmente non approvando che si dia loro del cibo, pena l’instaurarsi di cattive abitudini alimentari e l’assunzione di comportamenti eccessivamente fiduciosi e talvolta aggressivi verso l’uomo. 

Disapprovo però la circostanza secondo cui una cernia che si lascia avvicinare sia innaturale: lo è forse di più quando scappa via.

Tralasciando le considerazioni personali, frutto solo di esperienze vissute, e volendo descrivere questo pesce strepitoso, lo si potrebbe presentare come specie eccezionalmente robusta e possente, con corpo ovale compresso ai lati e testa imponente, quasi un terzo dell’intera corporatura.

La cernia bruna, probabilmente la più famosa, presenta la mascella inferiore leggermente prominente rispetto a quella superiore che le conferisce uno sguardo insolito e bonario, rafforzato da labbra carnose e molto evidenti.

Si riproduce in estate, quando abbandona le acque profonde per risalire verso la costa ed a fine stagione è possibile vedere i piccoli cerniotti in pochissimi metri d’acqua. 

Prettamente carnivora, si nutre di molluschi, crostacei e pesci. Il suo boccone prediletto è comunque il polpo, che cerca e cattura con ferocia e accanimento. 

La Cernia è la regina delle scogliere sommerse, sovrana indiscussa delle ciclopiche franate di massi che si accatastano verso le profondità, scaltra abitante dei meandri più inaccessibili di una parete rocciosa. 

Vive quasi sempre in prossimità del fondo, tra i dieci e i quattrocento metri di profondità, ovunque ci siano validi nascondigli e una certa tranquillità.

Comune in tutto il Mediterraneo, si trova solo occasionalmente anche in Atlantico orientale. E’ inoltre un pesce stanziale, che ama cioè frequentare abitualmente gli stessi luoghi; una volta scelta la zona di caccia, vi pone al centro una dimora fissa e non se ne allontana quasi mai.

Anche se la cernia è un animale per lo più solitario, vi sono zone particolarmente tranquille dove è possibile vederne parecchi esemplari riuniti in gruppo. Ciò significa che il luogo è particolarmente ricco di cibo e che i pesci non si infastidiscono l’un l’altro.

Per quanto mi riguarda, avrei bisogno di moltissimo spazio per scrivere qualora dovessi raccontare di cernie in esperienze vissute.

Talune di esse ritornano però nella mente più spesso di altre. Come la cernia che per quattro anni si fece osservare tantissime volte a Cala Galera di Ustica. Quasi conoscendola da sempre, ogni volta che tornavo in quell’isola magica, mi avvicinavo pian piano e la osservavo da dietro di uno dei “massi fuori” per quei pochi secondi che mi concedeva mantenendo le distanze. 

Diversi furono gli incontri ravvicinati e l’ultima volta, indimenticabile, mi ci ritrovai per caso faccia a faccia, riuscendo a fotografarla.

Ma di cernie, in Mediterraneo, non c’è solo la “bruna”! Sono ben sei le specie di cernie che si conoscono in questo mare e negli ultimi tempi sono aumentate per via di nuovi ingressi da Suez e Gibilterra. 

Limitando l’attenzione alle cernie tipiche del Mediterraneo è possibile elencare i diversi membri della famiglia cominciando dalle cernie che si possono osservare sott’acqua con una certa frequenza oltre la bruna: la cernia bianca, la dorata e la rossa.

Queste ultime due sono le cernie più snelle e dal comportamento particolare: la prima ama l’acqua libera ma si muove sempre in prossimità del fondo, la seconda preferisce nuotare come fosse un pesce pelagico, in gruppi di diversi individui. 

La cernia bianca ama vivere invece ai margini delle scogliere, al confine tra roccia e sabbia; qui, di solito, riposa con la pancia sul fondo, pronta ad intanarsi al minimo segnale di pericolo.

Fotografare una cernia è un’emozione che si rinnova volta per volta con pensieri che variano tra il significato della vita e l’interpretazione del bello. Istanti congelati in immagini, ricordi ed appunti di un Mediterraneo da amare.

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